Preghiera della notte #3

Fino a qualche giorno fa, per me c’erano due Orlando.

Il paladino dell’Imperatore Carlo, dal cui costato sgorgano i due fiumi che tanto hanno reso alla letteratura francese e quella italiana.
Il romanzo di Virginia Woolf, che non ho letto ma che ho scoperto grazie ad un adattamento teatrale visto anni fa. Parla di un uomo che ricerca la poesia e che durante un viaggio, novello Tiresia, si trova trasformato improvvisamente in una donna.
Ora, dimmi tu, Notte, in che modo è accaduto che a questo schema così semplice e così poetico si sia aggiunto un terzo Orlando.
È vero, si parla di sangue, ma questo sangue non ha reso niente a nessuno.
C’è una strana ironia se consideri Orlando come in parte uomo e in parte donna, e pensi che fra le persone che si erano riunite in quel locale qualcuno poteva sentirsi similmente. Ma non ti riprova che Orlando alla fine della storia si sposi e trovi la felicità, mentre sulla loro il tendone si sia chiuso senza neppure un motivo?
Onestamente no, non serve che commenti, non direi nulla di nuovo. L’umanità sta commentando abbastanza, e tu, Notte, che eri prima che fosse la luce e prima che iniziassero le altre cose, saprai meglio di me non solo cosa dicono, ma soprattutto cosa pensano.
Ma tu, che sei anche la madre di ogni cosa infelice, dal Dolore alla Violenza alla Morte stessa, che hai partorito dal tuo grembo la nefandezza e la crudeltà, certo adesso non ti starai curando più di tanto della morte delle anime su cui hai steso il tuo sudario, come lo stendi sulle molte migliaia che i tuoi figli rapiscono sulla terra per te.
Tu stai pasteggiando sul male che quello che è accaduto ha alimentato in quelli che adesso ne parlano, sulla bestialità che prende il sopravvento in questi casi.
Perché quando si è trattato di Parigi, il rapporto tra il carnefice e la vittima è stato palese, e poiché il carnefice era il barbaro esterno al mondo civilizzato e pacifico, lui e tutto il suo mondo sono stati ancora più demonizzati di quanto lo fossero già.
Adesso invece, con tutto il male possibile nei confronti del carnefice, che tra le origini e il presunto orientamento sessuale doveva essere un signor demone, uno con la patente, adesso anche le vittime sono il nemico. Il loro è un altro mondo ancora, straniero a quello dei buoni, i cui abitanti, che pure vivono tra i buoni, ogni tanto si riuniscono per inneggiare alle loro pratiche come durante un grande sabba. La brava gente magari finge di sopportare, di non avere niente da ridire, d’altra parte “basta che non lo ostentino”, “basta che lo facciano lontano da me”. Ma sotto sotto, nel profondo dell’anima, in abissi che solo tu, madre e sposa dell’abisso, sei in grado di sondare, essi continuano a provare disgusto, ad attendere che qualcosa dia ragione al loro odio, al loro volere gridare che non sopportano che il diverso valga quanto loro. Ed ecco la grande verità, annunciata dagli eredi del mercante fenicio Tamo che sulle rive di Paxos sentì dire che il grande dio Pan era morto: “Dio è intervenuto e li ha puniti, se lo sono meritati”. Nel silenzio qualcuno mormora il suo assenso, qualcun altro aspetta che riaccada. E tanti passi fatti da quella parte buona dell’umanità, quella su cui tu, Notte, più duramente ti abbatti scagliando le tue prove e le tue fatiche per vederla superarle, vengono insozzati dal fango.
Tu, Notte, non sei madre degli uomini, altri hanno messo al mondo loro, altre cose hai messo al mondo tu. Ma sei stata la loro balia, e tieni ancora i panni sporchi di quando essi sguazzavano nella polvere insieme alle altre bestie, serbando in quei panni il ricordo di quello stato, cercando di ricordare che è da lì che vengono.
Forse non lo penso davvero, ma adesso ho bisogno di dirlo: se mai Dio ha punito qualcuno, è stato quando ha permesso che quell’animale abbandonasse i suoi panni.

O Notte, io ti comprendo, perché agisci secondo natura. Per me sei complementare ad ogni altro elemento, e con gli orrori di altri mondi avvolti nel tuo mantello porti a compimento un disegno che senza di te non sarebbe possibile.
Ma queste scimmie che guardi da lontano, che crocifiggono ladroni e innocenti gli uni accanto agli altri e infieriscono su entrambi, loro non rispondono a nessuno. Adornano e glorificano un male che è già abbastanza grande.

Una risposta a "Preghiera della notte #3"

  1. Mamma mia!Stavolta mi hai proprio emozionato…inutile dire che condivido il tuo pensiero.Aggiungo che il riferimento al locale gay è insopportabile,quasi a ghettizzarne i frequentatori.La tua preghiera è bellissima,purtroppo ne verranno altre e altre ancora

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