Pesta – La Morte Nera nel folklore norvegese

Accogliamo l’autunno e il mese di ottobre con storie tenebrose raccontate al lume di candela, con la complicità degli spiriti e il tacito assenso dei morti. Questa è una storia che mi suscita sempre un brivido, ambientata nei villaggi della Norvegia medievale.

La Morte Nera, la terribile epidemia di peste che nel 1349 uccise il 60% della popolazione in pochi mesi, lasciò nel folklore una traccia dolorosa e profonda, che assunse le sembianze della megera Pesta. Si racconta che Pesta si aggirasse tra i villaggi con l’aspetto di una vecchia donna di bassa statura, dal volto grigio pallido tappezzato di macchie e gli occhi e i capelli neri, avvolta in un mantello. La sua gonna era rosso sangue, e portava con sé a volte un rastrello e a volte una scopa.

Se la scorgevi con il rastrello significava che qualcuno, nel villaggio, sarebbe stato risparmiato. Se invece la vedevi ramazzare con la scopa, allora non le sarebbe scampato nessuno. Più raramente si diceva portasse con sé il libro dei morti o la falce, secondo le immagini della morte più popolari altrove. Pesta si spostava spesso anche in barca, perché si diceva che fosse stato su una barca abbandonata, piena di ratti, che la peste aveva raggiunto la Norvegia.

Arriva Pesta

Chi giunge laggiù
con una gonna rosso sangue, cenciosa e rattoppata,
brutta e ripugnante?

Il volto livido
giallognolo e rugoso,
coperto di macchie
bluastre e nere.

Occhi infossati
nel teschio da morta,
rotolano, corrono
strabici e sporgenti,
aguzzi come un punteruolo,
brillano e guardano nel buio
come quelli di un gatto.

Arriva Pesta
su monti e valli,
boschi e prati,
laghi e fiumi,
fiordi e lidi.
Cammina con passo pesante,
strascinando le gambe,
le ginocchia che scricchiolano.
Rastrella e gratta, scopa, spazzola.
Il rastrello ne acchiappa molti,
la scopa tutti.

Un giorno Pesta giunse davanti a un lago e convocò il barcaiolo. La sua gonna era blu, lui non la riconobbe e così la prese a bordo. Mentre remava, però, si rese conto di chi stava trasportando, e la pregò di risparmiarlo come pagamento per il traghetto. Pesta aveva con sé il libro dei morti, e dopo averlo consultato rispose: “Purtroppo non posso risparmiarti, ma posso darti una morte senza dolore”. Quando quell’uomo tornò a casa, si sentì stanco come mai in vita sua. Si sdraiò sul letto e poco dopo morì.

Pesta i trappen.

Theodor Kittelsen, uno dei più celebri pittori norvegesi e illustratore di soggetti folkloristici come i troll e i nøkken, alcuni dei quali sono noti come copertine di album classici del black metal, pubblicò nel 1900 un libro dal titolo Svartedauen, “La morte nera”. Nel libro ci sono poesie che riesumano le macabre atmosfere degli anni della pesta, e nelle illustrazioni che le accompagnano è preminente l’inquietante figura di Pesta. Pesta attraversa i campi con le fattezze di un cadavere, la scopa e il rastrello che gettano una lunga ombra alle sue spalle. Nell’illustrazione più spaventosa, Pesta i trappen, si trova proprio all’interno di una casa, sta salendo delle scale e sentiamo che, quando sarà giunta in cima, entrerà nella stanza da cui la stiamo osservando e accadrà qualcosa di terribile.

Le poesie seguono Pesta che diffonde la sua morte per i campi e i villaggi. Quando non c’è più morte da mietere, la megera va via. Un disegno di Kittelsen, piccolo e stilizzato, ci suggerisce che sieda sulla sua scopa, si faccia spuntare ali da pipistrello e voli via.

Bibliografia

Faye, Andreas, Norske folke-sagn, Norsk Folkeminnelags, 1948.

Kittelsen, Theodor, Svartedauen, Kristiania: L.E. Tvedte, 1901.

Taglianetti, Luca, a cura di, Andreas Faye. Leggende popolari norvegesi, Roma: Aracne, 2014.

Taglianetti, Luca, a cura di, Theodor Kittelsen. Svartedauen, la morte nera, Viterbo: Vocifuoriscena, 2014.

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