Goblin

La parola goblin è uno di quei termini a ventaglio entro i quali si possono raggruppare numerose declinazioni, più o meno diverse tra loro, di un concetto apparentemente riconoscibile ma in realtà più complesso da definire di quello che sembri.

I GOBLIN NEL FANTASY

Nell’immaginario moderno è un mostro umanoide di piccole dimensioni, o “taglia Piccola”, se preferite, le cui caratteristiche più immediate sono la pelle verde, o più raramente marrone, grigia, talvolta rossa o di altri colori ancora, orecchie a punta estremamente lunghe e larghe, naso ancora più grande e ancora più a punta, che in qualunque universo narrativo fanno grossomodo le stesse cose: si muovono in gruppo, tendono imboscate, non esitano a compiere qualsiasi atto scorretto, disgustoso e criminale la loro mente riesca a concepire (e li concepisce tutti), ma desistono da qualsiasi cosa appena si manifesti il minimo pericolo per la loro incolumità. Furtività e numero, entrambi motivati dal loro tratto caratteriale dominante, la codardia, sono i loro punti di forza. Nei giochi di ruolo con ambientazione fantasy, cartacei e digitali, sono il più delle volte il primo nemico con cui si faccia conoscenza, e quando non lo sono è probabile che il Dungeon Master abbia scelto qualcos’altro specificamente per evitare di propinare l’ennesima banda di goblin ai suoi giocatori. Se c’è un bestiario, o se il videogioco contiene un tutorial, è praticamente immancabile la frase “da soli non costituiscono una minaccia, ma non vanno sottovalutati quando sono in gruppo”. In alcune ambientazioni, infine, possono risultare utili perché la loro furtività li mette in condizione di procurarsi diversi oggetti utili o informazioni preziose, quasi mai in modo illegale, che sono sempre ottimamente disposti a commerciare; la combinazione di questo tratto con la loro schiettezza, volgarità, una frequente goffaggine e, in alcuni casi tra cui Magic the Gathering è il massimamente esemplare, una stupidità inverosimile, li rende i migliori espedienti comici di una storia fantasy.

Mi preme porre alla vostra attenzione che TUTTO quello che ho detto sui goblin, con unica eccezione l’aspetto, può essere detto anche dei coboldi.

L’origine di questo genere di goblin, come per quasi tutti i motivi principali del fantasy contemporaneo, si deve in primo luogo a Dungeons & Dragons, che ha codificato tutto questo, e prima ancora a J.R.R. Tolkien, che come saprete usa il termine “Goblins” in “The Hobbit” (1937), dove peraltro questi sono le stesse creature che in “The Lord of the Rings” (1954-55) conosciamo come “Orcs”, gli orchi. Si deve a Peter Jackson, forse già influenzato dalla scena fantasy prodottasi a partire dagli anni ’70 proprio grazie a D&D, una distinzione esplicita nei film di “The Lord of the Rings” (2001-2003), dove i Goblin di Moria sono ben distinguibili dagli Orchi in quanto più bassi, tipicamente sotterranei, con volti meno umani dei loro parenti e la capacità di arrampicarsi sulle pareti come dei gechi.

Lasciatemelo dire, non è filologicamente corretto e lo sappiamo, ma apprezzo molto l’invenzione dei goblin cinematografici di PJ. Riescono anche a essere diversi da quelli classici che ho descritto nel paragrafo precedente. Gli altri goblin cinematografici che mi sono piaciuti di più sono quelli del film “The Spiderwick Chronicles” (2008).

Goblin cavalcalupi da Warhammer.

I GOBLIN NELLA STORIA

Il concetto di goblin è squisitamente medievale, e proviene dalla tradizione celtica. La sua origine è anglonormanna, e compare nella forma “gobelin” a partire dal 1195, quando Ambrogio Normanno la scrive nella sua “Guerra Santa”; ma è già nel 1141 che Orderico Vitale (l’autore, tra le altre cose, del più famoso racconto sulla masnada di Arlecchino, ricordatevi un po’ di quello che abbiamo già visto) utilizza la parola latina “gobelinus” per designare un essere diabolico che infestava la campagna intorno a Évreux, in Normandia. È abbastanza condivisa l’idea che il nome goblin derivi proprio dal tedesco “Kobold”, ma poiché per comprendere questo dovremo risalire ai Kobolos, i “goblin” del mondo classico, riserviamo altre delucidazioni a quel momento. La forma inglese “goblin” è attestata solo a partire dal XIV secolo.

Cos’era, per i medievali, il goblin?

Il mostro dalla pelle verde così inserito in un’ambientazione già storicizzata è palesemente un’invenzione moderna.
Più che una creatura riccamente definita, troviamo che la parola goblin viene usata non solo nel Medioevo, ma fino al secolo scorso, in modo simile a termini come “fata” o “genio”, e le loro rispettive traduzioni nelle tante lingue europee, come termine generico per una categoria, non ben definibile non solo per il poco che ne comprende l’uomo, ma per la sua appartenenza a un piano della realtà dove le definizioni nette non sono di casa.

I goblin sono esseri sovrannaturali, propri del reame misterioso che fa parte non della dimensione della natura, ma del mistero che la natura riveste davanti ai nostri occhi. Sono assimilabili al Piccolo Popolo, e la figura folkloristica, di origine antichissima, adottata anche da Shakespeare con il nome di Puck, fa parte della stessa famiglia. Si legano a luoghi misteriosi, come le profondità del terreno e le paludi (boggart), ma anche alle brughiere e agli antichi castelli abbandonati (banshee). I goblin possono essere, come si è detto nella serie sugli Incubi, cattivi o semplicemente dispettosi, e talvolta anche essere d’aiuto nelle faccende domestiche. In quanto relati a coboldi e nani, è possibile che posseggano una preziosa conoscenza di segreti sconosciuti agli uomini, ma molto difficili che li rivelino. Il loro aspetto è variabile, e se una creatura come quella dell’immagine non sarebbe stata del tutto improbabile nell’immaginazione degli antichi, i goblin potevano essere anche alti, snelli, oppure minuscoli, magari anche alati, e potevano anche essere leggiadri e belli come gli elfi, o spaventosi come i bogeyman. Non è possibile dare una definizione generica dei goblin: sono un termine che va a comprendere tante storie locali, ognuna delle quali ci permette di cogliere un aspetto folkloristico in più. I Berretti Rossi, gli Hobgoblin, i Bugbear, sono altre creature goblinoidi nell’universo di Dungeons & Dragons, ma prendono tutti il nome da esseri attestati in numerose leggende orali, trascritte in epoca romantica, provenienti da ogni parte delle isole britanniche, scozzesi, gallesi, cornici. Un insieme che, sarà importante puntualizzare, non va affatto a toccare categorie come gli orchi, i giganti o i troll, come troviamo in Warhammer, ma è invece riccamente imparentato con il mondo delle fate. Un esempio è il terribile Erlking, o Erlkönig, il re delle fate rapitore di fanciulli che conserva ancora la memoria di Arlecchino e della Caccia Selvaggia.

Lascia un commento